Tre settimane nella finca di Roman García Lampada, vicino Arena de San Pedro, Madrid, Spagna. Ho lavorato come volontaria durante le cerimonie estive di Ayahuasca organizzate dal centro e condotte da uno psicologo e sciamano peruviano di nome Pio, che vive a Cuzco e lavora in giro per il mondo conducendo cerimonie di Aya.
Il progetto di Roman si chiama Diafanum ed è centrato sullo sviluppo dell’amore verso se stessi e la natura, attraverso tecniche di guarigione spirituali e corporee. Per approfondire ecco il sito: https://diafanum.com.
Prima di partire il lavoro con le piante medicinali amazzoniche mi spaventava molto. Avevo e ho tutt’ora ogni tanto dei dubbi e paure a riguardo. Ma ora molte meno di prima e sono felice di essermi lasciata libera di andare oltre la rigidità degli stereotipi creati dalla mia mente quando è schiava delle paure. Ero entrata in una spirale dove, tra i mille timori, sentivo tutto questo mondo come una sorta di setta di drogati, dipendenti da queste sostanze. Ho potuto sincerarmi prima di tutto che non sono sostanze, ma piante naturali che non creano dipendenza chimica nel corpo né nel breve, né nel lungo termine (santa Maria a parte, che però viene usata solo per alcuni scopi specifici e meno frequentemente). Inoltre, ho potuto vedere che il limite tra la “setta di drogati” e il difficile lavoro che fa uno sciamano e il suo gruppo mentre gira il mondo – sempre in clima da cerimonia – è molto molto sottile, difficile da scoprire di primo acchito, eppure quando si assottiglia e si approfondisce pian piano la comprensione e la connessione con il sottile, lo si può toccare e vedere chiaramente. L’assunzione cerimoniale delle piante, con grande rispetto per il loro grande potere, è il loro modo di vivere l’aspetto interiore e la crescita spirituale nella vita quotidiana. La cerimonia è il loro pane quotidiano. È una vitaccia a dir la verità! In pochi possono sostenere quei ritmi e quelle prove di forza e costanza interiore. Però la riconoscenza e la gratificazione che arriva dalle persone che si compromettono onestamente nel lavoro su se stesse è immensa.
La Ayahuasca, conosciuta anche come la “Liana dello Spirito”, è una bevanda naturale utilizzata nei secoli dai popoli amazzonici e andini e tradizionalmente preparata dagli sciamani o curanderi indigeni per i riti di visione e di comunicazione con il divino. Questa bevanda viene prodotta tradizionalmente miscelando in un decotto la liana Banisteriopsis Caapi (ayahuasca) e le foglie di Psychotria Viridis (chacruna). Appartiene alla famiglia delle sostanze così dette Enteogene (dal greco ἔνθεος “éntheos” e γενέσθαι “genésthai”, letteralmente “che generano il divino dentro”) che hanno il potenziale di far emergere intuizioni sulla natura dell’esistenza, donare consapevolezza e aiutare a condurre una vita in maggiore armonia con se stessi, con gli altri e con la natura. La vite è un inibitore, che contiene harmala e harmaline tra gli altri alcaloidi, e la foglia contiene alcaloidi che provocano visioni. Come tutti i medicinali naturali, è una miscela di molti alcaloidi che rende le loro proprietà uniche. Le prime analisi chimiche degli alcaloidi costituenti la liana sono datate 1920, ed hanno portato all’isolamento di un composto chiamato allora telepatina, che successivamente è stato riconosciuto come il ben noto alcaloide armina, che é il principale agente attivo dell’ayahuasca, mentre gli altri due sono la tetraidroarmalina e l’armalina. Interessante che l’armalina sia stata recentemente riscoperta come potenziale cura per il diabete. Nel 2008 l’Istituto di Cultura Nazionale Peruviano ha dichiarato ufficialmente i rituali indigeni a base di Ayahuasca “uno dei pilastri fondamentali della tradizione nazionale” e che in quanto tali devono essere protetti come parte del patrimonio culturale del Perù (Rif. testo ufficiale della GACETA JURÍDICA del Perù, Año XXV, No 10292 del 12 Luglio 2008 pp. 66-67 in Spagnolo). La diffusione a livello mondiale della Ayahuasca, invece, ha seguito lo sviluppo del movimento del Santo Daime, una pratica religiosa sincretica di origine Cristiana fondata negli anni trenta in Amazzonia da Raimundo Irineu Serra dove viene utilizzata come bevanda sacramentale durante le cerimonie. Ayahuasca è un nome che deriva da due parole quechua: “Aya” significa spirito, antenato, persona deceduta, e “huasca” significa vite o corda, quindi è conosciuta come vite dei morti o vite dell’anima. Essa svolge un ruolo centrale nelle tradizioni spirituali, religiose e culturali dei popoli indigeni e meticci dell’Amazzonia superiore, le pianure dell’Orinoco e la costa pacifica della Colombia ed Ecuador. La purificazione e la pulizia del corpo, mente e spirito in una cerimonia sciamanica può essere l’inizio di un processo di profonda scoperta personale e spirituale, che porta ad una trasformazione. Questo processo può continuare indefinitamente, anche se non si berrá mai più Ayahuasca dopo la prima volta. Una cosa è certa, ed è che ogni persona riceve un’esperienza unica. È la medicina della giungla amazzonica, che aiuta a lasciare andare ciò che non serve più. Medicine come l’ayahuasca possono aiutarci lungo il nostro cammino, ma dobbiamo essere sempre noi a fare il lavoro su noi stessi. La Ghiandola Pineale a causa dei vaccini, della cattiva alimentazione, dell’inquinamento e delle medicine si calcifica precocemente. L’Ayahuasca agisce sulla Ghiandola Pineale decalcificandola e attraverso questa pulizia si ha la “Visione”, cioè la nostra Coscienza si amplia, si espande andando oltre il tridimensionale, facendoci vedere le cose per quelle che sono realmente. Inoltre, ti permette di esaminare quelle esperienze negative che hanno contribuito ad alterare la percezione della realtà, aiutandoti nella comprensione della verità. Prima e dopo la cerimonia ci sono alcune restrizioni da rispettare per preparare al meglio il corpo (o meglio i diversi corpi di cui siamo fatti), la cosiddetta Dieta: non si deve mangiare carne di maiale, assumere alcolici, fumare sigarette ad eccezione del Mapacho e far uso di droghe; evitare gli zuccheri e il sale; astenersi dall’atto sessuale e dalla vita sociale soprattutto con nuove persone; evitare bevande gassate, l’esposizione al sole, litigi e incomprensioni; l’alimentazione deve essere ricca di frutta e verdura, povera di grassi; prendersi durante la giornata dei momenti dedicati alla meditazione e al rilassamento; avere pensieri positivi. L’insegnamento tradizionale sciamanico dell’astinenza sessuale come parte della dieta non é un mito folklorico degli indigeni, ma una saggezza millenaria che si trova anche in molte altre tradizioni di tutto il pianeta. L’intensitá dell’energia sessuale, specialmente l’energia orgasmica, trasmuta subatomicamente certi effluvi interrompendo i processi di autoguarigione e cambiamento che non sono ancora terminati. Le espressioni di amore erotico dolce, carezze, tenerezze, intimitá emozionale, vicinanza spirituale, non devono essere represse, giácche sono parte della missione d’amore della pianta. É soltanto la furia sessuale e l’energia orgasmica ció che deve essere controllato temporaneamente per permettere alla pianta di finalizzare i processi sottili di guarigione. La dieta può variare a seconda della tribù e dello sciamano, può variare in termini di lunghezza, da giorni a mesi, ed è criticamente importante per promuovere una relazione spirituale e di apprendimento con una pianta maestro come l’ayahuasca. In accordo con Stephen Beyer (autore del libro, “Singing to the Plants: A guide to Mestizo Shamanism in the Upper Amazon”), “La dieta è vitale durante l’apprendistato; e gli sciamani continuano ad osservare la dieta di tanto in tanto durante la loro carriera, quando trattano pazienti difficili, quando preparano certe medicine, per rivitalizzare i loro poteri sciamanici, o per imparare nuove piante”. Continua dicendo, “Lo spirito delle piante rivela se stesso, i modi per essere usato, e i suoi icaros – canzoni sacre – solo a quelli che seguono la dieta.” La dieta serve ad aprire la propria coscienza alla natura spirituale che sottostà al mondo fisico e apre la persona a ricevere la guida e il potere dal mondo naturale.
Non credevo che avrei scoperto un lavoro interiore così pieno di bellezza e utile in queste pratiche. Ho sperimentato sulla mia pelle, nel mio corpo, come le differenti piante usate per vari e differenti scopi/effetti, aiutino proprio a modellare e scolpire tutto l’essere intero – corpo, mente, emozioni e spirito. Fino ad ora sono state scoperte addirittura 70 piante e ognuna lavora su diversi aspetti e dettagli. Amplificano tutto quello che è già reale, che già esiste e lo mostrano a chi ha occhi per vedere e cuore per sentire. Quando “l’abuelita Aya” (nonnina Aya, viene spesso chiamata così) ti prende nel suo ventre ed entri con lei in una spirale, arriva il caos e spesso sembra un inferno da cui non vedi l’ora di uscire, specialmente se si attiva la paura e il pensiero che giudica l’esperienza che si sta attraversando. Poi col tempo si sperimenta sempre di più come lavorare e gestire il processo. La mente si fa sempre più silenziosa nonostante il caos e il patimento fisico ed emotivo. Sgorga solamente l’essere, in tutta la sua integrità. L’esperienza di unità che ne deriva è incredibilmente potente, sorprendente e reale. Esattamente come nelle pratiche di meditazione delle varie tradizioni esistenti nel mondo.
Ognuno sperimenta questo processo a suo modo, perché ognuno di noi ha il suo mondo e la sua realtà da portare alla luce, che è unica. Sembra orribile a volte, apparentemente più difficile e doloroso da affrontare rispetto ad una capanna sudatoria o un’ora di meditazione, ma arrivano molti momenti dove in tutta quella bruttura e quel tormento si può percepire un’immensa bellezza e il dono dell’amore che dio porta ad ognuno di noi.
Ho vissuto in carne ed ossa, in modo più amplificato grazie agli effetti della pianta, l’interconnessione inevitabile tra tutti noi e ogni essere vivente. Descrivo un esempio pratico. In una cerimonia sono entrata completamente in panico perché non riuscivo a gestire gli effetti molto potenti della pianta. Era la terza cerimonia della mia vita, eppure non avevo mai sperimentato degli effetti così potenti. Mi sembrava di essere completamente matta, posseduta dal demonio, da pensieri ossessivi che non sentivo miei, di essere uscita dal corpo e non riuscire più a rientrarci. Volevo lasciarmi andare e vomitare, eppure non riuscivo. Mi sentivo in gabbia, ma fuori di me. Una sensazione di non contatto orribile. Questo aumentava il caos dentro e fuori di me. Era una cerimonia dove si sono mosse energie potenti e caotiche in molte persone e questo ha influenzato tutto il gruppo in vario modo. Quando riuscivo a parlare e chiedere aiuto, arrivava lo sciamano con agua florida a bagnarmi il capo e le mani. Mi diceva che tutto era a posto ed era solo la mia paura e le mie resistenze a rendere l’esperienza così orribile. Mi toccava le spalle e il viso con fermezza e mi diceva che io ero viva e non mi poteva accadere nulla. Mi invitava a respirare. Poi con la sua bocca aspirava dalla mia testa e vomitava nel secchio accanto a me. In poche parole, con questo gesto teatrale e catartico mi aiutava a fare un pezzo di lavoro (di limpieza/pulizia) che io faticavo a fare da sola in quel momento, ricordandomi che potevo proseguire in quel processo da sola e lasciare che la pianta mi pulisse senza averne paura, senza rifiutare quello che accadeva tendando di controllarlo attraverso la mente e avendone terrore. In che modo ha potuto aiutarmi? Proprio attraverso la connessione che tutti noi abbiamo e che lui ha la grande capacità di saper gestire per il bene comune, in quanto sciamano, come tutte le persone sagge di ogni pratica interiore ed epoca hanno saputo e sanno fare, attraverso i simboli, che vanno a contattare direttamente la profondità, il sommerso inconscio.
Altra evidenza di questa interconnessione: quando qualcuno nella sala si sta pulendo e inizia a vomitare, urlare o piangere – qualsiasi forma prenda la sua pulizia – ognuna delle altre persone in sala sente quello che la persona porta nello spazio, lo riceve dentro nel proprio corpo sottoforma di naturali movimenti e reazioni fisiche, emotive e pensieri, che sono amplificati dagli effetti della pianta. Ognuno si lascia attraversare da questo, esattamente con quello che gli arriva dentro in quel momento. A volte ti centri e riesci a inviare luce e amore con grande naturalezza, fermezza e forza; a volte rutti e ridi, aiutando a distanza a soltar/lasciare andare e alleggerire con ironia; altre volte stimola anche in te il vomito o un altro processo di pulizia profonda.
Tutto ciò accade nella nostra vita quotidiana in maniera meno evidente. Il punto è riuscire a vederlo anche se si fa meno evidente, e imparare a navigare a vista, accettando di compromettersi con la realtà e tenendo in mano il proprio timone, il centro del proprio se.
Il compromesso con la realtà è una lezione importante che arriva da queste 3 settimane di esperienze ed esplorazioni. Nei rituali Inipi – capanna sudatoria – di tradizione Lakota che avevo scoperto 2 anni fa, ad esempio ci si compromette a rimanere fino alla fine delle terza porta e se una persona decide di uscire non può più rientrare nel “grembo della terra”. Nelle cerimonie di Aya di quasi tutti i lignaggi, ci si compromette a non abbandonare la sala e il gruppo finché non è terminato il lavoro e lo sciamano decreta la fine della cerimonia con i canti e i rituali di chiusura. La forza del compromesso muove il fluire della vita attraverso di noi, scolpisce l’ego, ammorbidisce e lascia fiorire l’essere, aiuta a concretizzare nella realtà la propria missione. Penso di avere molto da imparare su questo tema: impegnarmi con dolce fermezza a mantenere il proposito e l’accettazione del compromesso con la realtà. Qualsiasi compromesso sia. Un affitto da pagare, un lavoro, una relazione di coppia, un’amicizia, ecc…
Darsi delle regole che aiutino a mantenere saldo e protetto il compromesso è il passo successivo. Ad esempio, alcune regole della cerimonia Aya: non toccarsi e non interferire con i processi altrui volendo aiutare attivamente, compito che è affidato allo sciamano e al gruppo di “angeli sostenitori” più esperti della pratica; preparare il corpo una settimana prima astenendosi da rapporti sessuali, carne, pesce, prodotti animali, sale, zucchero per favorire la pulizia ed arrivare in cerimonia meno carichi di tossine; ecc..
Ogni spazio, ogni relazione, ogni essere vivente ha bisogno di un compromesso con la realtà materiale per venire alla luce, alla creazione e di regole per poter continuare a vivere.
Una cosa meravigliosa è poter vedere e percepire chiaramente quanto ognuno contribuisce in maniera naturale a mantenere un equilibrio dinamico delle energie e della vita di tutti. Anche questo in cerimonia di Aya viene a galla come una verità palpabile. C’è chi sembra posseduto dal demonio e stimola processi di spurgo/pulizia in alcune persone o processi di radicamento/centratura in altre. Chi passa tutta la cerimonia in versione “larva immobile” e alla fine esce inaspettatamente dal bozzolo come una farfalla a fine cerimonia: aiuta a mantenere in equilibrio le energie delle persone che entrano in uno stato più attivo, piacevole ed espressivo, che a loro volta aiutano ad alzare la frequenza vibratoria del gruppo e aiutare chi è in maggiore difficoltà perché preso dal vortice di pulizia “dell’abuelita Aya”. È come un teatro della vita! Mostra ciò di cui parlano tutte le pratiche spirituali più antiche e le pratiche di gruppo e teatrali che si sono sviluppate negli ultimi 200 anni.
A volte il modo di pensare disarmonico di una persona può essere un morbo che infetta le persone vicine a lei e le fa cadere a loro volta in disequilibrio. Anche questo è un dono dell’esperienza rivissuto in cerimonia Aya e anche in una relazione con una persona di Diafanum che non era molto in equilibrio con sé stessa e tendeva a proiettare costantemente all’esterno ciò che sentiva. Ho donato ad un albero il suo regalo prima di tornare in Italia, senza sensi di colpa, perché ho compreso che non era un atto per liberarmi di lei e rifiutarla, ma semplicemente per liberarmi del suo modo di pensare e agire nella realtà, che mi aveva un po invaso/infettato negli ultimi giorni trascorsi nella finca a Diafanum. Credo di aver avuto lo stesso bisogno anche quando ho iniziato a prendere distanza in modo deciso dalla mia famiglia d’origine nel 2009. Non è che volessi realmente rifiutarli o eliminarli dalla mia vita, ma più che altro allentare la pressione del loro modo di pensare e agire, che mi aveva infettato e fatto crescere nel disequilibrio a mia volta. In cerimonia, chi è posseduto da entità oppure manifesta un certo rifiuto/resistenze al lavoro su se stesso, emerge e ha la possibilità di lavorarci o liberarsene, soprattutto se fa un lavoro più individuale con lo sciamano. Ci sono lavori anche non di gruppo che si possono fare in queste tradizioni, come La Búsqueda de Visión, che solitamente dura 4 giorni, avviene all’aperto in natura, dove ogni partecipante sceglie un luogo dove isolarsi e lavorare da solo con la pianta per tutta la durata del ritiro. Ogni maestro percepisce le resistenze di cui scrivevo prima, in modo differente. Ad esempio Roman, il maestro e proprietario della finca Diafanum, che è molto in contatto con il mondo invisibile e sottile, le percepisce come entità che s’insediano ogni tanto in alcune persone fragili per nutrirsi della loro energia e continuare a vivere. Lo sciamano peruviano William (un vero abitante della selva di Pucalpa e capo di una comunità) che ha condotto le ultime due cerimonie a cui ho partecipato prima di rientrare, è invece un’anima più terrena e le percepisce come “mucha y intensa mierda que la persona tiene que soltar”!
Anche gli effetti della pianta cambiano a seconda di molte variabili in gioco: l’energia e le intenzioni dello sciamano durante la fase di preparazione; l’energia e le intenzioni che pregnano il gruppo con cui ci accingiamo a lavorare; la situazione di vita e psicoemotiva da cui arriviamo nei giorni precedenti alla cerimonia; i vicini che avremo accanto durante la nottata; il luogo dove la cerimonia si svolgerà, ecc…
Un’altra incredibile evidenza che emerge nelle cerimonie è la navigazione delle energie, in continuo e perenne movimento attraverso di noi. Il cosiddetto e famoso Panta Rei. L’abuelita Aya viaggia come un’onda attraverso il gruppo e ti scopri a percepire dove l’onda sta lavorando in ogni istante, dove è necessario che si muova. Quando sei preso tu in prima persona dall’onda, senti tutta l’energia di sostegno e attenzione del gruppo tutta su di te: ogni più piccolo poro della pelle, ogni vena, ogni cellula del tuo corpo lo percepisce. Sei lì di fronte a te stesso, non hai scampo e così piano piano impari a comunicare con la pianta come se fosse una parte di te. Quando l’onda si sposta altrove senti tutta la tua attenzione che si rivolge ancora dentro di te, questa volta per essere inviata verso l’esterno, nella forma che in quel momento arriva in modo più naturale.
È qualcosa che è molto difficile descrivere a chi non ha mai vissuto questa esperienza, come tutto quanto ho cercato di condividere sino ad ora, ma credo che anche attraverso altre esperienze e pratiche si possa risvegliare la stessa consapevolezza e ricettività. Nei momenti più difficili mi pareva di essere nelle sequenze finali del film Requiem For a Dream, quando la protagonista comincia a percepire la realtà in modo sempre più frammentato, veloce, distonico e rumoroso. In molti altri momenti ho percepito un’atmosfera simile a quella del film Avatar di James Cameroon. Secondo me l’ideatore del film ha attraversato le esperienze catartiche e ancestrali di queste cerimonie! Avete presente la scena in cui tutto il popolo si unisce per le braccia e inizia a invocare gli spiriti per far tornare in vita il protagonista? Ecco immaginate qualcosa di meno esteriore, romanzato e americano, e comincerete ad addentrarvi nell’atmosfera di una cerimonia di Ayahuasca, dove prima o poi arriva per tutti il momento in cui morire per risorgere in nuova luce.
Grazie per aver letto questa condivisione.
“E’ ottimo avere conoscenza delle parole, ma ciò che è più importante è averne l’esperienza nel cuore, e questo avviene nel ritiro.” LAMA ZOPA RINPOCE
Un sorriso pieno di gioia e le braccia al cielo ⚛💠💗
Valentina